Al giorno d’oggi, come in passato, i principali pregiudizi
sono xenofobia (paura dello straniero), antisemitismo (disprezzo nei confronti
degli Ebrei) e omofobia (rifiuto degli omosessuali). Di queste tematiche abbiamo
discusso in classe con Davide, l’educatore che ci aveva precedentemente
accompagnate per un’uscita nell’ambito del progetto sulla biodiversità.
Abbiamo preso in considerazione alcuni articoli di giornale
con fonti assolutamente inattendibili, o che presentavano incongruenze
storico-temporali. Prima di avere questi chiarimenti però, molte di noi
credevano che le notizie fossero vere, perché riguardavano luoghi o periodi
storici che conosciamo solo parzialmente, “per sentito dire”, come la Cina contemporanea
e gli Stati Uniti d’America agli inizi del 1900, alle quali i due articoli
erano riferiti. Ci è semplicemente bastato trovare qualche dettaglio
verosimile, almeno secondo il nostro immaginario, per credere che i fatti
riportati fossero realmente accaduti. Questo lavoro ci ha dimostrato che sono
più le volte in cui ci lasciamo abbindolare da supposizioni, che quelle in cui
i nostri stereotipi corrispondono alla realtà. Gli stereotipi, che sono modi
semplificati di comprensione della realtà, spesso si trasformano in pregiudizi.
I pregiudizi molto spesso ci vengono trasmessi in maniera
indiretta attraverso i mass- media.
L’incontro con Davide ci ha fatto capire maggiormente questo aspetto.
Per essere informati giustamente sull’ attualità dobbiamo sempre filtrare le
informazioni presenti in rete o sui giornali perché, come egli ci ha dimostrato,
a volte sono del tutto infondate e innescano in noi pregiudizi. Ma spetta a noi
decidere di mettere fine a tutto ciò, partendo dalle piccole cose: come
informarci meglio sulla veridicità delle notizie attingendole da più fonti,
oppure non rimanendo fissi nelle nostre categorie mentali sugli individui, ma
conoscere gli altri in quanto persone e non “appartenenti a quella determinata
categoria”.
I pregiudizi sono sempre esistiti in tutte le civiltà e in
ogni uomo. Basta pensare alla 2°Guerra Mondiale e al Nazismo e prendere in
considerazione il fenomeno dell’antisemitismo. Con quest’ultimo termine
intendiamo un forte disprezzo nei confronti degli Ebrei che ha appunto
caratterizzato la Germania ed i Tedeschi in quegli anni. Analizzando il loro comportamento
ci si rende conto che corrisponde perfettamente alla teoria dell’identità
sociale elaborata dallo psicologo Tajfel. Secondo questa idea l’individuo,
inizialmente, tende a sentirsi parte di un gruppo e a stabilire chi invece non
vi appartiene, per poi accentuare le differenze, così da aumentare la propria
autostima e credere che la propria categoria sia la migliore. Proprio in questo
modo i Tedeschi si sono collocati all’interno della “razza” ariana
ritenendola predominante, disprezzando e
odiando spudoratamente gli Ebrei insieme a zingari, omosessuali e persone
portatrici di handicap.
E’ possibile eliminare i pregiudizi? Certamente non è
un’operazione semplice, ma diversi studiosi hanno individuato varie modalità
che potrebbero contribuire ad attenuarli: lo psicologo Allport ritiene che sia
necessario l’incontro con i membri dell’outgroup ( esterni al nostro gruppo )ma
questa teoria non sempre funziona: ad esempio in ambito scolastico, dove
nonostante convivano soggetti
appartenenti a gruppi sociali differenti non sempre c’è assenza di pregiudizio.
Lo psicologo Tayfel, invece, attraverso le sue ricerche ha
scoperto che mettendo dei ragazzi nella condizione di dover risolvere un
problema comune in cui era necessaria la collaborazione di entrambi i gruppi, le tensioni precedentemente esistenti
tendevano a diminuire.
Nelle relazioni umane, quindi, spesso incontriamo pregiudizi,
ma con forza di volontà e impegno possono essere attenuati, in modo da evitare
scontri, rivalità e ostilità fra i diversi gruppi sociali e affinchè sia
valorizzata e preservata la diversità
culturale umana.
Il filosofo e sociologo Adorno ha scritto il libro “La
personalità autoritaria ”, nel quale afferma che il pregiudizio si diffonde più
rapidamente nelle persone sottomesse all’autorità, rigide nel pensiero,
intolleranti e conformiste. Secondo Adorno le persone con questa personalità
hanno alle spalle un’educazione familiare repressiva: cresciuti nel rigido
rispetto della disciplina, è possibile che da adulti
cerchino protezione nell’autorità ed esprimano la loro aggressività su persone
deboli o ritenute diverse.
In riferimento alla teoria di Adorno è interessante il film
“I ragazzi del Reich” , in cui vengono
descritti i metodi educativi di tipo repressivo che venivano utilizzati sui
giovani tedeschi destinati a diventare generali
nazisti. Questi giovani finivano per accettare le idee naziste e a
ritenere giusto non accettare le diversità e le idee degli altri.
In riferimento al razzismo è interessante il libro di Tahar
Ben Jelloun “Il razzismo spiegato a mia figlia”, nel quale viene approfondito
il tema del razzismo, come nasce e come attenuarlo. L’ uomo ha quelli che
vengono chiamati pregiudizi: giudica gli altri ancora prima di conoscerli,
crede di sapere già chi sono e quanto valgono. Il razzista crede e fa credere che
lo straniero appartenga ad un’altra razza considerata inferiore, ma ha
completamente torto: esiste una sola specie umana.
Nessun bambino nasce razzista e se i genitori e il contesto
sociale non lo influenzano con idee razziste non c’è motivo che lo diventi. La
lotta al razzismo parte proprio dall’educazione dei ragazzi. Per attenuare i
pregiudizi è quindi una buona idea invitarsi gli uni con gli altri, imparare a
conoscersi, parlarsi, ridere insieme, condividere momenti piacevoli e le stesse preoccupazioni.
LA CLASSE 2L
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